D'accordo con Rodotà sulla “coalizione sociale”
Landini scende in politica per fondare “sinistra sociale”
Il leader della Fiom sposa la parola d'ordine della destra “oltre la distinzione tra destra e sinistra”
Un nuovo progetto per tenere i lavoratori ingabbiati nel capitalismo e nella costituzione borghese

Landini continua il suo incessante lavorio volto alla nascita di una nuova formazione politica che si collochi a sinistra del PD. E' almeno dal 2013 che, oltre a fare il sindacalista, interviene direttamente anche sulla scena politica,e non solo sui temi del lavoro. In particolare da quando, assieme a Stefano Rodotà, fu tra i promotori delle manifestazioni in difesa della Costituzione. Ben presto però da questa battaglia (che il PMLI giudicò fuorviante anche se tatticamente partecipò ad alcune iniziative) l'attenzione dei due si è spostata sul come occupare lo spazio politico ed organizzativo che si è spalancato a sinistra del PD.
Ci aveva pensato Rodotà con un'intervista a Micromega del 22 gennaio a riproporre la questione. Il giudizio del giurista democratico borghese su coloro che attualmente intendono rappresentare la sinistra (borghese precisiamo noi) è impietoso. Dopo aver ricordato le fallimentari esperienze della lista Arcobaleno e Rivoluzione Civile di Ingroia afferma: “chi pensa di ricostruire un soggetto di sinistra o socialmente insediato guardando a Sel, Rifondazione, Alba e minoranza Pd sbaglia.. nulla di nuovo può nascere portandosi dietro queste zavorre. Rifondazione è un residuo di una storia, Sel ha avuto mille vicissitudini, la Lista Tsipras mi pare si sia dilaniata subito dopo il voto alle Europee”.
Per il PMLI questi soggetti sono realmente una zavorra allo sviluppo della lotta per il socialismo, per Rodotà invece sono il freno ad un nuovo raggruppamento della “sinistra” borghese, che deve essere “diverso”, che rompa i ponti con il passato e con la stessa idea “novecentesca” di partito. Già da qui si capisce subito che quella che lui chiama “coalizione sociale” non ha niente a che fare con il socialismo che non viene mai nominato se non in senso negativo, ma teorizza addirittura il rigetto completo della storia e delle lotte del movimento operaio internazionale.
Da sostituire con che cosa? Per che cosa bisogna lottare? “Mutualismo, beni comuni, reddito di cittadinanza sono gli elementi innovativi e costitutivi di un nuovo Stato Sociale”, una sinistra che lotti affinché “si diffondano pratiche virtuose, penso ai registri per le coppie di fatto, per il testamento biologico, ai riconoscimenti nei limiti possibili di diritti fondamentali delle persone. A Bologna si è proposto di cogestire alcuni beni e il nuovo statuto di Parma è pieno di esperienze simili”. Insomma niente di nuovo. Rifarsi a teorie settecentesche come il mutualismo di Proudhon, il liberal-socialista francese che teorizzava un “socialismo di mercato”, rivelatosi un'utopia, serve a Rodotà per rilanciare la solita, stantia tesi che si possano cambiare le cose senza rovesciare il capitalismo,
Questa “strana coppia” è già diversi anni che agisce facendosi sponda reciprocamente e sembra si sia divisa i compiti. Da una parte l'ultraottantenne Rodotà, ex radicale, ex Psi, a suo tempo eletto in parlamento come Indipendente del PCI revisionista, poi presidente del PDS, il teorico, che intende dare le basi filosofiche al nuovo raggruppamento. Dall'altra Landini, ex PCI, poi PDS, DS, infine simpatizzante di Sel, anche se ultimamente sembra voler sempre meno associare il suo nome a quello di Vendola. 53 anni di cui oltre la metà passati da funzionario sindacale, più sanguigno e con uno stipendio e una vita privata per adesso “normali”, adatto ad interventi più concreti e calati nella realtà ma che ripropongono le stesse cose.
Purtroppo le lavoratrici e i lavoratori, in particolare i metalmeccanici non hanno ancora capito, anche perché manca loro l'informazione necessaria, che Landini è un democratico borghese riformista al servizio delle istituzioni borghesi e del capitalismo con l'obiettivo dichiarato di mettere d'accordo i lavoratori e i padroni. Come confermano queste due ultime affermazioni a “il manifesto” trotzkista del 3 febbraio. La prima: “Se fossi stato un parlamentare l'avrei votato (si riferisce a Mattarella, ndr). E' un riferimento importante sul piano etico, in un paese così sfiduciato. E' utile che al suo posto si sieda chi ha a cuore la piena applicazione dei principi costituzionali”. La seconda: “Siccome la maggioranza del paese deve lavorare per vivere, parlo di lavoratori ma anche degli imprenditori seri, queste persone hanno diritto di sentirsi rappresentati e di partecipare”.
Landini. incalzato dal giornalista del “Fatto quotidiano” sulla vittoria della “sinistra” borghese Syriza in Grecia, risponde che lui guarda più a Podemos, il partito spagnolo che è una specie di Movimento 5 stelle dai connotati di “sinistra”. Poi il segretario generale della Fiom inizia subito vagheggiando nuove forme organizzative, anche del sindacato “che deve cambiare” (come?). Fa suoi persino slogan della destra: “occorre andare oltre la sinistra classica perché la storica distinzione destra-sinistra rischia di non parlare più alle condizioni vere delle persone, ai loro bisogni materiali. Penso che occorra andare a una sinistra sociale”. Del resto anche lo stesso Tsipras in Grecia si è subito alleato con la destra razzista pur di formare il nuovo governo ellenico.
Costretto a riconoscere il dilagare dell'astensionismo tra le masse di sinistra, ne è ossessionato e cerca in ogni modo di riportarle all'ovile del parlamentarismo, dell'elettoralismo e dentro la logica della democrazia borghese, per offrire sul piano politico “un luogo comune a tutti coloro che oggi sono privi di rappresentanza: il lavoro, la lotta per i beni comuni, contro le mafie, contro la miseria, per la democrazia. Ce ne sono tante ma non hanno un luogo comune”. È il concetto di “coalizione sociale” di cui parla Stefano Rodotà? Chiede il giornalista. “Sì, anche se non so se coalizione sia il termine giusto. Ma la direzione è quella”.
Landini pensa a un grande contenitore, dove ognuno “mantenga il proprio ruolo ma tutti insieme si costruisce un progetto comune”. Qualcosa che richiama alla lontana la doppia tessera proposta dal narcisista trotzkista Vendola. Perché “non è più tempo di testimonianza. Se si gioca si gioca per vincere... l’alleanza a cui penso deve ambire a progettare un altro modo di governare, di produrre e di organizzare la partecipazione democratica. A partire dall’Europa”. Sembra quasi di ascoltare Renzi, che vuole un PD maggioritario, l'importante è andare al governo borghese.
Infine annuncia che “noi faremo una grande consultazione nella Fiom e poi la proporremo a tutti. Una grande consultazione democratica nazionale su un progetto e un programma”. Iniziativa da contrastare fortemente; è inaccettabile che il leader del sindacato dalle caratteristiche più operaie usi la Fiom per coinvolgere la classe operaia nella costruzione di un soggetto politico dove essa è subalterna alla borghesia e al sistema capitalistico. In questo caso Landini è ancora più pericoloso di Rodotà perché quest'ultimo si rivolge più ai movimenti mentre il leader dei metalmeccanici si rivolge in primo luogo ai lavoratori.
Nell'intervista rilasciata a Marco Damilano nell'ultimo numero dell'“Espresso”, Rodotà dice chiaramente chi sono i suoi interlocutori principali: “Raccogliere consenso soltanto attorno a una soggettività sindacale (cioè la Fiom, ndr), non basta. Costruire una coalizione sociale non significa mettere alla sua testa Landini e la Fiom. In Italia ci sono altri soggetti sociali importanti. C'è Don Luigi Ciotti di Libera che guarda con occhi limpidi alla politica. C'è Emergency, ci sono i comitati che seguono la destinazione dei beni confiscati alla mafia. Mondi che non possono essere rinchiusi in uno schermo pre-costituito”.
I marxisti-leninisti bocciano senza appello questo progetto di Rodotà e Landini, e lo debbano rigettare tutti i sinceri anticapitalisti ovunque siano organizzati. Un progetto totalmente compatibile con il capitalismo, considerato un vero e proprio totem a cui tutti devono inchinarsi e che nessuno deve mettere in discussione. Arroccato sulla difesa della Costituzione borghese del '48 oramai superata dal presidenzialismo di fatto e presto, con le “riforme” costituzionali ed elettorali del duo Renzi-Berlusconi, anche formalmente, che non mette in discussione l'UE imperialista, che alla lotta di classe sostituisce il pacifismo e il solidarismo di stampo cattolico. Non a caso l'intervistatore di Landini fa notare che sul suo tavolo fa bella mostra l’ultimo libro di Papa Bergoglio: “È quello che oggi in Italia fa il discorso più di sinistra”, gli risponde il leader della Fiom.
Un diluvio di parole sotto il quale si nasconde la solita, fuorviante iniziativa dove il ruolo dei lavoratori è quello di rimanere ingabbiati nel capitalismo e nella Costituzione borghese. In più questo progetto vuole rimettere in piedi una “sinistra” borghese completamente “ripulita” oltre che dai simboli, anche da qualsiasi richiamo al socialismo. Secondo la coppia Landini-Rodotà basta un po di solidarietà, le persone “oneste” al posto giusto, il rispetto della Costituzione e voilà, il capitalismo sembrerà più bello.
Stronchiamo sul nascere questo progetto. La classe operaia ha bisogno del suo partito che lotti per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo. Non serve cercarlo o fondarlo, esiste già, ed è il PMLI. Quello che serve è farlo crescere per adempiere ai suoi compiti rivoluzionari. Gli operai, i lavoratori, i giovani, le masse popolari non hanno certo bisogno di nuovi inganni, di nuove rifondazioni o di nuovi personaggi dello stampo di Bertinotti, che dopo aver abbindolato i sinceri comunisti, essersi assicurato un vitalizio sfruttando i simboli della falce e martello adesso sono a scrivere libri che esaltano il liberalismo e papa Bergoglio.

4 febbraio 2015